Sono oltre il 70% le imprese che hanno fatto ricorso ad almeno uno degli strumenti messi in campo dal Governo per fronteggiare le esigenze di liquidità innescate dalla crisi provocata dal virus. È quanto emerge da un’indagine svolta dalla CNA su un campione di circa 7mila imprese, di cui l’87% rappresentato da micro imprese fino a quattro dipendenti. La maggioranza di loro – il 53% – ha presentato domanda per ottenere credito aggiuntivo grazie al potenziamento del Fondo di garanzia previsto da decreto “Liquidità”; il 47,6% del campione ha fatto ricorso alla cosiddetta moratoria e solo poco più del 13% ha attivato lo strumento di rinegoziazione del debito, contenuto sempre nel decreto “Liquidità”.
Più ombre che luci sui finanziamenti inferiori a 25mila euro
Si può quindi dire che le misure varate dal Governo hanno incontrato l’interesse del sistema produttivo; più articolata, invece, la misurazione dell’efficienza degli strumenti a sostegno delle imprese. Nel complesso, ha funzionato la moratoria sui prestiti, anche se il 25% delle domande presentate è ancora in lavorazione e il 30% del campione giudica eccessivi i tempi della procedura, laddove oltre il 90% considera invece la pratica semplice e senza oneri eccessivi. Si registrano più ombre che luci sui finanziamenti con garanzia pubblica, anche per quelli inferiori a 25mila euro, che avrebbero dovuto caratterizzarsi per l’estrema rapidità della procedura. Le domande accolte sono intorno al 30%, mentre il 65% è ancora in fase di lavorazione da parte degli istituti di credito. Per quanto riguarda i nuovi finanziamenti superiori a 25mila euro, solo il 14% ha completato la procedura e circa l’80% delle imprese è ancora in attesa; il 59% considera troppo lunghi i tempi della pratica e per il 43% la documentazione richiesta è eccessiva.
La documentazione richiesta dalle banche risulta a volte eccessiva
Scarso interesse, invece, per la rinegoziazione del debito, a causa soprattutto della complessità dell’operazione; per il 40% del campione la documentazione richiesta dalle banche è eccessiva. L’indagine mostra inoltre alcuni tratti della relazione tra banca e impresa. Difficoltà di approccio sono state riscontrate dal 34% delle imprese per le domande di nuovi finanziamenti; dal 22,5% per la moratoria e dal 38% per le operazioni di rinegoziazione. A causa delle restrizioni alla mobilità, il 60% delle pratiche per la moratoria è stato gestito online; il 56% per quanto concerne i nuovi finanziamenti, mentre si scende al 37% per la rinegoziazione del debito, che necessita di una relazione “più classica”.
Tempi di attesa più lunghi per le imprese più piccole
I tempi per la gestione delle pratiche sono inversamente proporzionali alla classe dimensionale delle imprese: tempi più lunghi quando l’impresa è più piccola.Per esempio, oltre il 25% delle imprese con meno di dieci addetti è ancora in attesa di risposta per la moratoria; poco più del 10% per quelle aziende con oltre dieci dipendenti. Le micro imprese si sono recate presso le filiali delle banche in misura ben superiore rispetto alle altre: il 22% per la moratoria e il 30% per la rinegoziazione del debito. Un segnale che mostra l’esigenza di valorizzare il ruolo dei Confidi, per accompagnare artigiani e micro imprese nella difficile fase di transizione.

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