
La Cina non è solo la “fabbrica” mondiale, ma anche il principale mercato per l’automotive, un mercato ovviamente messo a repentaglio dalla pandemia da coronavirus in corso; basti pensare che, dall’inizio della crisi a oggi, ha subito un calo dell’80%. Un dato impressionante, che non può non generare allarme, considerate le ripercussioni a catena che ne deriverebbero. Cesare De Lorenzi, in quanto presidente europeo dei concessionari Citroën DS, nonché vice presidente nazionale di Federauto, ne è ben consapevole e dunque in grado di tracciare una panoramica dello stato dell’arte.
Per il mercato italiano si stima una perdita annua del 50%
«I primi dati di cui siamo in possesso a livello europeo ci dicono chiaramente che la situazione è allarmante», ci spiega De Lorenzi. «Diciamo che ad oggi, nell’ipotesi in cui il decorso dell’epidemia in Italia corrisponda a quello cinese, sebbene in quel caso abbiano preso provvedimenti ancor più restrittivi dei nostri, stimiamo anche nel nostro Paese una perdita del mercato pari all’80% per i mesi di marzo e aprile. Per quanto riguarda il 2020 in generale, visto che ormai diamo per scontato che l’intero anno sarà molto difficile, la stima è di una perdita del 50%. Ovviamente si tratta solo di previsioni, ma se fossero confermate nessuno potrebbe reggere. Dal momento che il nostro settore rappresenta il 6% del Pil nazionale, confido nella consapevolezza della sua importanza e quindi in un supporto straordinario da parte del Governo».
Le misure del decreto “Cura Italia” sono del tutto insufficienti
«Non sappiamo ancora quando riapriremo, quale sarà il ritmo della ripresa e se saremo supportati dallo Stato, perché sia chiaro: da soli non andremo da nessuna parte. Bisognerà necessariamente che il Governo si inventi qualche forma di incentivo per stimolare la ripresa. Per intenderci, gli ammortizzatori sociali stanziati con l’ultimo decreto legge “Cura Italia” sono assolutamente insufficienti: un metadone, che non equivale per nulla alla cura da cavallo di cui avremmo bisogno. Per quanto riguarda il gruppo Psa, di cui Citroën fa parte, stiamo cercando di impostare un piano robusto di sostegni straordinari, per fare in modo che le nostre aziende possano restare in piedi. L’anello debole sono le reti distributive, vessate fino a ieri, ma oggi strategiche, se pensiamo che il selling online è oggi una realtà inimmaginabile, se non a lungo termine».
Un blocco della produzione nell’automotive non si era mai visto
«Un primo segnale davvero preoccupante è che tutti i grandi gruppi automobilistici hanno completamente bloccato la loro produzione fino al prossimo 27 marzo. Stiamo parlando di una circostanza che non si era mai verificata prima, nemmeno nel corso della Seconda guerra mondiale e il danno che ne deriva non è limitato alla mancanza di introiti ma anche al fatto che, quando avverrà, la ripartenza sarà molto lenta. Tutto questo andrà a impattare sull’intera filiera: carrozzieri, distributori di ricambi, benzinai ecc… per non parlare dell’autotrasporto, perché un’alternativa seria al trasporto su gomma il nostro Paese non ce l’ha».


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