
Non appena varato, il decreto “Cura Italia”, voluto dal Governo italiano per contrastare l’emergenza da coronavirus, ha subito provocato le prime critiche. Rispetto ad altri giudizi in merito, quello di CNA Cremona è più cauto nel prendere posizione. La stessa associazione di categoria, a livello nazionale, aveva espresso un parere attendista, sottolineando il fatto che deve essere considerato soltanto un primo passo.
Le misure adottate vanno estese anche al lavoro autonomo
«Le risorse messe in campo finora dal Governo, 25 miliardi di euro, sono significative, ma non possono certo essere sufficienti per fronteggiare la grave situazione che si è determinata», commenta il presidente di CNA Cremona, Giovanni Bozzini. «Per proteggere lavoro autonomo e piccole imprese servono interventi più adeguati. Quanto già messo in campo a favore delle imprese: sospensione dei versamenti, sostegno al credito e ammortizzatori sociali vanno ora estesi con altrettanta decisione al lavoro autonomo, alle attività produttive più piccole e a quelle filiere (turismo, trasporti, ristorazione, cinema e cultura) che più di altre stanno subendo gli effetti negativi derivanti da questo blocco totale delle attività e quindi degli incassi».
Aziende e occupazione rischiano di subire danni ingenti
Per CNA Cremona, dunque, il decreto non può che essere ritenuto la fase iniziale di misure che ci si aspetta siano più continuative e consistenti, in grado di garantire maggiore liquidità alle imprese, riducendo l’imposizione fiscale e contributiva e innalzando anche la soglia attuale, pari a 2 milioni di ricavi, per quanto riguarda la sospensione dei pagamenti. «Per quanto importanti, le risorse messe in campo finora», continua Bozzini, «appaiono sproporzionate rispetto all’enormità dei danni che stiamo sopportando e che si annunciano anche maggiori, nel caso in cui l’emergenza in cui ci siamo trovati non fosse a breve termine. In questo caso, infatti, le conseguenze per i livelli produttivi e per l’occupazione nel nostro Paese sarebbero ingenti».
L’ultima opportunità perché il sogno europeo non sia vanificato
«Quello che ci aspettiamo è un secondo intervento, capace di smuovere una quantità di risorse finora mai stanziate, per stimolare davvero la ripresa del nostro sistema economico. L’Italia, peraltro, non può certo essere lasciata sola: occorre che l’Unione europea sappia fare fronte comune davanti a una crisi che accomuna tutti i Paesi membri, mettendo in campo azioni lungimiranti, a partire tanto dalla quantità di risorse stanziate quanto dalla revisione di alcune regole, prima fra tutte quella relativa al patto di stabilità, che deve essere subito sospeso per il bene di tutta l’Ue. Si tratta di un’occasione imperdibile, da cui dipendono due esiti opposti: o il rafforzamento del senso di appartenenza e di fiducia tra i Paesi membri dell’Unione oppure la fine del sogno di un continente unito».

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