Lunedì sarà una giornata campale per le imprese e il popolo delle partite Iva. Tra il versamento dell’Iva e delle ritenute Irpef dei dipendenti e dei collaboratori, l’Ufficio studi della CGIA di Mestre stima che saranno chiamate a pagare al fisco 26,9 miliardi di euro. Oltre a questo importo, tutte le imprese dovranno versare i contributi previdenziali dei propri dipendenti ed eventuali collaboratori; gli artigiani, i commercianti e i lavoratori autonomi, inoltre, verseranno all’Inps anche i propri.
Il problema della mancanza di liquidità per le piccole e micro imprese
«Verosimilmente», afferma il coordinatore dell’Ufficio studi, Paolo Zabeo, «lo Stato incasserà in un solo giorno un importo pari alla dimensione economica della prossima manovra di bilancio. Una cifra da far tremare i polsi, anche se è bene ricordare che si tratta di una partita di giro. Le imprese, in qualità di sostituto di imposta, entro lunedì dovranno versare l’Iva incassata nelle settimane precedenti dalla propria clientela e l’Irpef di competenza delle proprie maestranze. Tuttavia, non mancheranno casi in cui sarà difficile onorare questa scadenza; purtroppo, la mancanza di liquidità sta tornando ad essere un problema assillante, soprattutto per tantissime piccole e micro imprese».
Nonostante il peso delle tasse, per la CGIA la fedeltà fiscale rimane elevata
Con una pressione fiscale complessiva sulle imprese italiane che, secondo gli ultimi dati della Banca Mondiale (Doing Business), ammonta al 59,1% dei profitti commerciali, contro una media presente nell’area euro del 42,8%, il segretario della CGIA, Renato Mason, dichiara: «Sebbene la congiuntura economica non volga al bello, lo sforzo fiscale richiesto alle nostre imprese non ha eguali nel resto d’Europa. Nonostante la giustizia civile sia lentissima, il credito sia concesso con il contagocce, la burocrazia abbia raggiunto livelli ormai insopportabili, la pubblica amministrazione rimanga la peggiore pagatrice d’Europa e il sistema logistico-infrastrutturale registri dei ritardi spaventosi, la fedeltà fiscale delle nostre imprese rimane comunque molto elevata».
Le sanzioni in caso di mancato rispetto della scadenza
Se qualcuno non rispetta la scadenza di pagamento prevista per lunedì 18 novembre, cosa gli succede? L’ordinamento tributario, ricorda l’Ufficio studi della CGIA, impone al contribuente una sanzione dell’1% dell’importo da versare al fisco per ogni giorno di ritardo entro il quindicesimo dalla scadenza. La percentuale sale al 15%, se il pagamento viene effettuato entro il novantesimo giorno dalla scadenza. Per omesso pagamento o per versamento effettuato dopo novanta giorni dal termine previsto per legge, la sanzione sale al 30% dell’importo da versare all’erario. Indipendentemente dal ritardo, sono altresì dovuti gli interessi legali pari allo 0,8% dell’importo da pagare. Va ricordato che le sanzioni possono essere fortemente ridimensionate usufruendo dell’istituto del “ravvedimento operoso”, a condizione che si versi sia l’importo omesso che la sanzione (opportunamente ridotta) e gli interessi. Le riduzioni, ovviamente, diminuiscono con il passare del tempo di pagamento.

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