Nel secondo trimestre del 2020, il mercato del lavoro lombardo risente in maniera evidente della situazione di emergenza. Dopo la sostanziale stabilità dei primi tre mesi dell’anno, il numero di lavoratori diminuisce del 2,4%, determinando una discesa del tasso di occupazione di due punti in un solo anno. Prosegue, inoltre, il calo della disoccupazione (tasso pari al 4%), per via della difficoltà oggettiva di cercare attivamente un lavoro, condizione necessaria per rientrare nella definizione statistica di disoccupato. La conseguenza è una diminuzione del tasso di attività e un ampliamento della fascia di popolazione fuori dal mercato del lavoro.
Choc nel saldo tra attivazioni e cessazioni di rapporti di lavoro
Se i dati sullo stock di occupati fotografano una situazione difficile, l’analisi dei flussi mostra in maniera ancora più evidente l’entità dello choc: il saldo tra attivazioni e cessazioni di rapporti di lavoro è negativo per 70mila movimenti (l’anno precedente era pari a -8 mila), in gran parte dovuto ai mancati rinnovi dei contratti a tempo determinato, concentrati soprattutto nel settore del commercio e dei servizi. Tengono invece i contratti a tempo indeterminato, a causa del divieto di licenziamento e del massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali.
La crescita della cassa integrazione non ha precedenti
La crescita della cassa integrazione nel secondo trimestre 2020 non ha infatti precedenti nella serie storica: considerando anche le ore autorizzate nei Fondi di solidarietà, si raggiunge il valore record di 542 milioni di ore, non lontano dal numero complessivo di autorizzazioni del biennio 2009-2010. Tale picco è la conseguenza della scelta del Governo di rinforzare questo strumento per salvaguardare l’occupazione, mantenendo il legame tra imprese e dipendenti durante il periodo di crisi.
Bisogna pensare a una strategia di uscita dall’emergenza
«La situazione del mercato del lavoro risulta critica nel secondo trimestre», commenta Gian Domenico Auricchio, presidente di Unioncamere Lombardia, «ed è grazie al potenziamento degli strumenti di sostegno all’occupazione se le perdite di posti di lavoro non sono state superiori. Adesso, però, bisogna pensare a una strategia di uscita dall’emergenza, per consentire alle imprese, da un lato, di mantenere la propria forza lavoro e, dall’altro, di restare competitive».

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