Nei mesi di aprile e maggio 2020, l’attività industriale ha mostrato una dinamica molto oscillante. Come rileva il Centro studi di Confindustria, alla caduta della produzione in aprile (-24,2%) è seguito un rimbalzo “tecnico” in maggio (+ 31,4%), dovuto ai livelli estremamente bassi raggiunti nel mese precedente. In aprile, infatti, i volumi di attività nell’industria erano circa la metà di quelli rilevati nella media del primo bimestre dell’anno. Con la riapertura di tutte le imprese industriali a inizio maggio e di quasi tutte quelle dei servizi nel corso dello stesso mese, si è avuto un marginale aumento della domanda. Il dato di maggio, dunque, non deve essere interpretato come una robusta ripresa; tutt’altro.
Milioni di lavoratori hanno subito una perdita di potere d’acquisto
Anche se la lenta ripresa della domanda proseguisse nel mese di giugno, nella media del secondo trimestre si avrebbe comunque una riduzione di oltre il 20% dell’attività, quasi tre volte la dinamica registrata a inizio anno. Questo calo comporterebbe un contributo negativo di circa 5 punti percentuali alla diminuzione del Pil nel secondo trimestre. Numerosi sono i fattori che continueranno a frenare la piena ripresa dei ritmi produttivi: dal punto di vista della domanda, si rileva una diminuzione dei consumi delle famiglie, mentre le difficili condizioni del mercato del lavoro negli ultimi mesi (specie l’aumento esponenziale della Cig) hanno determinato la perdita di potere d’acquisto per milioni di lavoratori.
Entro pochi mesi si rischia l’esplosione di un’emergenza sociale
La domanda estera di breve periodo è sostenuta dagli ordini già in portafoglio prima dell’emergenza sanitaria, mentre il blocco delle attività commerciali estere delle imprese industriali nei mesi scorsi non ha consentito un adeguato rinnovamento del portafoglio ordini e ciò si ripercuoterà negativamente su produzione ed export dei mesi autunnali. Dal punto di vista dell’offerta, l’attività delle imprese è frenata dai livelli elevati di scorte che devono essere smaltite prima che il ciclo produttivo possa tornare su ritmi normali. Molti imprenditori, inoltre, soffrono per la carenza di liquidità e, in assenza di adeguati interventi a sostegno della ripresa del sistema produttivo, nel giro di pochi mesi si rischia l’esplosione di una vera e propria emergenza sociale.

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