«Ai grandi cambiamenti avvenuti a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, in particolare l’accelerazione del progresso tecnologico e il processo di integrazione internazionale dei mercati, l’Italia non ha saputo far fronte, accumulando gravi ritardi, in particolare nell’ambito della ricerca e dell’innovazione, della digitalizzazione e in ultima istanza nella quantità e nella qualità del capitale umano». Questo quanto dichiarato dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, in occasione del suo intervento alla cerimonia online di inaugurazione dell’Anno Accademico 2020-2021 del Gran Sasso Science Institute dell’Aquila.
Ridurre la burocrazia e migliorare i servizi pubblici
«Se le imprese italiane avessero la stessa struttura dimensionale di quelle tedesche, la produttività media del lavoro nell’industria e nei servizi di mercato sarebbe superiore di oltre il 20%, superando anche il livello della Germania stessa. Per questo motivo è essenziale attuare riforme volte a creare condizioni più favorevoli alla crescita delle imprese: ridurre gli oneri amministrativi e burocratici che ne ostacolano gli investimenti e aumentare la qualità e l’efficienza dei servizi pubblici, la cui capacità di adattamento alle nuove esigenze del mondo produttivo è stata, in questi anni, particolarmente limitata, così come insufficiente l’utilizzo delle potenzialità delle nuove tecnologie».
Le imprese italiane troppo piccole per trarre vantaggio dal digitale
«Le imprese italiane, anche a causa delle loro ridotte dimensioni, non sembrano essere in grado di trarre pienamente vantaggio dall’adozione delle tecnologie digitali, che richiedono il possesso di adeguate competenze e capacità gestionali. Di conseguenza, non solo la produzione di beni e servizi digitali risulta bassa, ma anche il loro utilizzo da parte delle imprese e delle famiglie è modesto».
Nonostante tutto l’Italia vanta un sistema di ricerca elevato
«Quanto al sistema della ricerca in Italia, per quantità di risorse impiegate è chiaramente sottodimensionato rispetto al peso economico del nostro Paese. Eppure, più di quanto a volte riconosciuto nel dibattito pubblico, l’Italia può vantare un sistema della ricerca di qualità in complesso elevata, comparabile a quella dei maggiori Paesi europei. Se valorizzati con investimenti adeguati, questi risultati costituirebbero una leva fondamentale per lo sviluppo economico».

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