L'ultimo trimestre del 2020, fa notare Confcommercio, è caratterizzato da un marcato indebolimento del quadro economico, seppure di intensità più ridotta rispetto a quanto sperimentato in primavera. Non si può escludere che questa nuova caduta provochi una forte delusione presso gli imprenditori, con conseguenti riflessi negativi sul profilo degli investimenti, soprattutto nei settori più colpiti: commercio non alimentare, trasporti, servizi ricettivi e di ristorazione, spettacoli e ricreazione. Nel confronto annuo il mese di novembre è tornato a registrare una riduzione a doppia cifra (-16%), a causa della contrazione della domanda nel comparto dei servizi e in particolare del turismo, che si appresta a chiudere l’intero 2020 con cali che si avvicinano o superano il 50%.
Il Pil a dicembre è stimato diminuire dell’1,4% rispetto a novembre
Nonostante qualche importante segnale sul fronte della predisposizione dei vaccini, il permanere di una situazione sanitaria ancora molto difficile, con le correlate misure restrittive, e l’approfondirsi dell’incertezza sulle prospettive economiche portano a una stima della variazione del Pil per il mese di dicembre del -1,4%, rispetto a novembre, e del -9,6% su base annua. L'ultimo quarto dell'anno in corso dovrebbe chiudersi con un -3,1%, rispetto al terzo trimestre, e un -7,6% rispetto allo stesso periodo del 2019, con una riduzione del 9,1% in termini reali per l’intero 2020.
L’inflazione dovrebbe tornare a salire solo verso la prossima primavera
Allo stato di crisi si associa una perdurante deflazione. Da maggio la variazione su base annua dell’inflazione è in territorio negativo. Il 2020 si chiuderà con una riduzione dei prezzi dello 0,2% rispetto al 2019, lasciando peraltro un’eredità negativa al 2021. Anche sotto questo aspetto si dovrà attendere la prossima primavera per tornare a registrare variazioni tendenziali positive dell’indice dei prezzi al consumo, con crescite attorno all'1% solo dopo il mese di luglio.

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