Il picco delle chiusure delle imprese del settore del commercio è atteso nei primi mesi del prossimo anno. Lo rende noto Unioncamere, intervenuta alla Camera, in audizione alla 10° commissione Attività produttive, sul tema del rilancio del commercio. Un’indagine effettuata a ottobre sulle imprese del commercio e dei pubblici esercizi dal Centro studi delle Camere di commercio G. Tagliacarne, mostra come due imprese su cinque lamentino un deterioramento della liquidità a seguito dell’emergenza sanitaria. Per questo il 24% di esse ritiene auspicabili provvedimenti su moratorie e dilazioni nei pagamenti, il 20% su azioni a sostegno ai consumi e il 16% su misure di ristoro.
I lockdown sferrano l’ennesimo colpo a un comparto già a dura prova
«Durante la crisi pandemica», ha sottolineato il vice presidente di Unioncamere, Antonio Paoletti, «uno degli effetti maggiormente riscontrati dalle imprese è stato un repentino deterioramento della liquidità e del fatturato. Ciò ha indotto molte imprese a richiedere nuove linee di credito, pur senza requisiti di affidabilità. E ora la stagione dei nuovi lockdown rischia di sferrare un altro pesante colpo a un comparto già messo a dura prova. Per questo è necessario dare risposte adeguate, per aiutare gli imprenditori a superare questa fase emergenziale e, contemporaneamente, programmare la ripresa».
Il picco delle nuove cessazioni atteso per i primi mesi del prossimo anno
I primi mesi del 2021 restituiranno dati di peggioramento delle cessazioni, che probabilmente si sommeranno al picco stagionale del fenomeno (le imprese tendono a concentrare le cancellazioni nei primi mesi dell’anno, e in particolare a gennaio e febbraio), con un ulteriore incremento di chiusure legato alla valutazione degli imprenditori di interrompere l’attività (che si intravede nei dati già nel mese di ottobre) a conclusione del bilancio dell’annus horribilis 2020.
Solo il 27% delle imprese pensa di recuperare i propri livelli nel 2021
Al 30 settembre 2020, si contano nel commercio quasi 1,5 milioni di imprese, un quarto della base produttiva nazionale (24,7%), e quasi 400 mila imprese nei pubblici esercizi che concentrano un altro 6,5% del totale, arrivando in totale a quasi 1,9 milioni di imprese (31,2%). Quanto al giro d’affari, quasi due terzi delle imprese commerciali e di somministrazione dichiara riduzioni del fatturato nel 2020, dato peggiore di quello relativo alle altre imprese industriali e dei servizi (55%). E guardando al futuro solamente il 27% degli imprenditori ritiene di poter recuperare i propri livelli produttivi nel 2021.

LA TUA COPIA
GRATUITA
SULL’ECONOMIA DEL TERRITORIO