Hanno trovato immediata conferma le preoccupazioni espresse dalla CNA riguardo alle novità per l’Ecobonus introdotte con l’articolo 10 del decreto "Crescita". Il provvedimento, infatti, prevede per i clienti l’opzione sconto del 65% in fattura, da parte delle imprese che effettuano i lavori, che in cambio si vedono riconoscere un credito d’imposta da utilizzare in compensazione nei 5 anni successivi.
La possibilità di cedere il credito sta creando panico tra gli operatori
Una misura, accusa CNA, che discrimina le piccole imprese e altera la concorrenza, restringendo la libertà di scelta dei consumatori, dal momento che solo pochi grandissimi operatori possono permettersi di rinunciare a incassare integralmente le fatture, trasformandole in un credito di imposta da utilizzare in 5 anni. L’inserimento della possibilità di cedere il credito ai fornitori di beni e servizi, che era stata adottata per superare il suddetto limite, sta invece gettando gli operatori nel panico.
In tutta Italia i fornitori si tutelano nei confronti delle imprese
In attesa della circolare da parte dell’Agenzia delle Entrate, in tutta Italia inizia a diffondersi la prassi, da parte dei fornitori di beni e servizi alle imprese che realizzano gli interventi, di inserire nelle offerte e nei preventivi una clausola di salvaguardia, con la quale l’impresa rinuncia espressamente alla possibilità di trasferire loro il credito di imposta, derivante dallo sconto in fattura concesso al cliente come anticipazione dell’Ecobonus.
Esposto di Cna all'Autorità Antitrust e alla Commissione europea
«La misura è stata giudicata subito negativamente dalla CNA», afferma Giovanni Bozzini, presidente di CNA Cremona, «e i fatti confermano questo giudizio. Anche per questo la CNA si è immediatamente attivata con un esposto all’Autorità Antitrust e alla Commissione europea, per accertare l’illegittimità dell’articolo 10 per violazione del diritto della concorrenza. La soluzione al problema è molto semplice: abolire l’articolo 10».

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